Marchio storico di interesse nazionale, una opportunità per centinaia di PMI italiane

Nelle settimane scorse il Ministero dello Sviluppo Economico ha presentato il marchio storico di interesse nazionale destinato alle aziende italiane operative sul mercato da almeno 50 anni sia con marchi registrati sia con marchi non registrati (ma con uso effettivo e continuato). Sono oltre 850 i marchi registrati da oltre mezzo secolo in Italia. Il marchio potrà essere utilizzato per finalità promozionali e commerciali dalle aziende affiancandolo al proprio dando così un valore aggiunto di eccellenza e italianità. In attesa del disciplinare che dovrà essere diffuso dal ministero nelle prossime settimane trattandosi a tutti gli effetti di un nuovo registro e al netto che le aziende iscritte qualora dovessero cessare oppure delocalizzare dovranno darne comunicazione al ministero (sostanzialmente come già avviene per le vertenze sindacali), il marchio storico potrà essere una interessante opportunità per centinaia di piccole medie imprese italiane.

Ecco perché. Il marchio, da affiancare al proprio, permette di dare un valore aggiunto alla propria azienda sul tema della storicità e della italianità. In una costante ricerca di diversità da parte delle aziende italiane per concorrere a livello internazionale (ma anche nazionale) la possibilità di identificarsi come realtà del “made in Italy” operante da più di 50 anni darà un “sigillo di garanzia” alla indicazione temporale spesso indicata nei marchi (il classico esempio dal 1945 o altre date).

Anche perché un marchio con oltre 50 anni di storia, criterio appunto per l’inserimento in questo registro storico, lo inserisce nella linea del tempo pre-1970 e dunque a tutti gli effetti protagonista dell’evoluzione del made in italy degli ultimi decenni.

Come sfruttarlo? Innanzitutto il marchio, potendo essere affiancato al marchio aziendale, potrà divenire, con una attenta analisi, uno strumento di valore aggiunto da portare alla azienda divenendo un elemento comunicativo di primo piano. Questo strettamente sul piano della comunicazione. Ampliando il ragionamento e considerandolo come uno strumento per valorizzare il patrimonio tangibile e intangibile (le maestranze, il know-how, ecc) della propria azienda questo marchio diventa appunto uno strumento di “certificazione” per valorizzare la propria azienda rispetto ai competitors italiani e internazionali.

Non tutte le aziende italiane over 50 hanno dato valore al proprio patrimonio storico, tornando a pensarlo non solo come linea del tempo ma come insieme di capacità e competenze acquisite nei decenni, e un progetto di valorizzazione del proprio heritage può trovare un punto di inizio proprio dall’inserimento in questo registro.

In conclusione il “marchio storico nazionale” deve essere valutato e utilizzato come uno strumento a disposizione delle azienda per portare valore aggiunto sfruttandolo a pieno non considerando soltanto quelle che sono le intenzioni del legislatore che, al momento, non ha indicato se ci sarà una programmazione di ampio respiro o investimenti importanti.

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